Il 5-20% della popolazione occidentale soffre di disturbi intestinali e spesso non riesce a trovare la causa né la cura. Comprendendo l’Intolleranza ai carboidrati, La Sindrome del colon irritabile ed i FODMAPs si potrebbe capire meglio la propria situazione.
L’intolleranza ai carboidrati
E’ la forma più comune di reazione avversa agli alimenti. Per questo motivo sono i primi ad essere eliminati quando si avverte un senso di gonfiore eccessivo. L’aumento della prevalenza di questo disturbo negli ultimi decenni sembra sia la conseguenza di un maggior consumo di carboidrati nella dieta, soprattutto di zuccheri aggiunti. I soggetti con disturbi intestinali, per i quali sono state escluse altre patologie, vengono spesso inquadrati come soggetti affetti da sindrome del colon irritabile (Irritable Bowel Syndrome, IBS).
La sindrome del colon irritabile
E’ un’alterazione della funzione intestinale accompagnata da sintomi caratteristici quali fastidio a livello addominale, gonfiore e meteorismo. Questi sintomi sono abbastanza frequenti nella popolazione e rendono più difficile una diagnosi ben definita. La definizione patologica dell’IBS si basa sui cosiddetti “Criteri di Roma”. Questi da tempo sono stati adottati dalle Autorità Sanitarie a livello internazionale (Tabella 1).
La restrizione dietetica di alcuni carboidrati fermentabili, come il lattosio ed il fruttosio, ha rappresentato per anni una potenziale opzione terapeutica nella gestione dei sintomi dell’IBS. Recentemente, l’interesse clinico e di ricerca si è spostato sul ruolo dei carboidrati fermentabili a catena corta, che vengono raggruppati nella definizione di “FODMAPs”.
I FODMAPs
L’acronimo FODMAP (Fermentable Oligo-, Di- and Mono- saccharides And Polyols), è stato coniato per descrivere un gruppo di carboidrati fermentabili a catena corta che comprendono: fruttosio, lattosio, frutto- e galatto-oligosaccaridi e polioli (sorbitolo, mannitolo, xilitolo e maltitolo). Tutti questi composti hanno in comune tre proprietà funzionali:
- Sono molecole osmoticamente attive: richiamano acqua nel lume intestinale con un effetto lassativo;
- Vengono scarsamente assorbiti dall’intestino, perché gli enzimi deputati alla loro digestione sono assenti o poco attivi;
- Restando così all’interno dell’intestino vengono fermentati rapidamente dal microbiota intestinale comportando la produzione di idrogeno gassoso e metano.
La diagnosi di intolleranza ai FODMAPs, ad oggi, è ancora piuttosto difficile poiché non si dispone di test diagnostici scientificamente validati. Dopo una anamnesi dettagliata che include una valutazione delle abitudini alimentari e degli stili di vita, in assenza di concomitanti patologie correlate all’apparato gastroenterico, al paziente viene formulata una diagnosi di disturbo funzionale intestinale che, in molti casi, coincide con la presenza di IBS.
Il miglior metodo diagnostico di intolleranza ai FODMAPs è la dieta di esclusione. Questa si basa sugli stessi principi usati per l’allergia alimentare con la differenza che nelle intolleranze alimentari è sufficiente ridurre, e non escludere del tutto, l’alimento sospetto. Da qui il nome dieta LOW (bassi) FODMAPs.
Come si esegue una dieta low FODMAPs?
Considerato l’elevato numero di alimenti che contengono FODMAPs e la sensibilità soggettiva del paziente, la dieta di esclusione deve essere costruita su misura da un nutrizionista esperto in base alla storia clinica e ai dati clinici disponibili. Solitamente si inizia con una dieta priva (o a bassissimo contenuto) di FODMAPs per un periodo di 4-6 settimane. Durante le quali si dovrebbe osservare un miglioramento dei sintomi. Successivamente, vengono reintrodotti gradualmente i cibi contenenti FODMAPs. In caso di inadeguata efficacia sui sintomi, al termine delle 6 settimane la dieta deve essere interrotta. Molti pazienti che ottengono un miglioramento dei sintomi sono poco propensi a tornare ad assumere quegli alimenti che sono stati causa dei loro disturbi intestinali. Tuttavia, questo procedimento è essenziale per non escludere inutilmente e per lunghi periodi di tempo alimenti importanti per l’equilibrio ed il fabbisogno giornaliero dell’organismo.
Infine
Processi fondamentali come la digestione, la risposta immunitaria, l’assorbimento di nutrienti, la crescita ed il metabolismo vengono influenzati dal microbiota. Una dieta low FODMAPs può alterare l’equilibrio del microbiota intestinale in quanto riduce fino al 50% l’apporto di substrati (il cibo) per la flora batterica. Le alterazioni del microbiota intestinale possono determinare un importante fattore coinvolto nella causa della IBS. Si sono aperte così nuove strade verso lo sviluppo di strategie di prevenzione e intervento. Tra le nuove strategie, si stanno maggiormente studiando gli effetti della supplementazione con probiotici, microrganismi ad azione benefica sulla salute, e con prebiotici, fibre alimentari solubili che stimolano la crescita di particolari specie del microbiota commensale.
Fonti:
PERMEABILITÀ INTESTINALE:TRA EQUILIBRIO E PATOLOGIA
AUTORI: Dr. Filippo Fassio, Medico Chirurgo Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica; Dr. Gerardo Spada, Medico Esperto in Fitoterapia Clinica, Omotossicologia ed Osteopatia; Prof.ssa Elisabetta Miraldi, Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente – U.O. Biologia Farmaceutica, Università degli Studi di Siena; Alessandra Gilardini, Medical Writer, UpValue.