Quante volte hai sentito “sai, potrebbe essere la tiroide…” quando parlavi di “aumento di peso, gonfiore, affaticamento…”? Sulla base che le patologie correlate alla tiroide possono essere diagnosticate, scopriamo qual è il ruolo dell’alimentazione nell’ipotiroidismo.
L’ipotiroidismo è una patologia caratterizzata dal deficit dell’ormone tiroideo (T4).
I sintomi più comuni
Oltre al gonfiore e all’affaticamento, possono essere un’eccessiva sensibilità al freddo, costipazione, voce rauca, crampi muscolari, periodi mestruali irregolari o più abbondanti del solito, ipercolesterolemia, depressione.
Come si effettua la diagnosi?
Il dosaggio dell’ormone stimolante la tiroide (TSH) è il test più sensibile per diagnosticare l’ipotiroidismo. L’ecografia tiroidea ed il dosaggio nel sangue degli anticorpi anti-tiroide costituiscono un utile completamento, soprattutto nelle forme autoimmuni.
Le cause sono varie
Può trattarsi di una patologia della tiroide come la Tiroidite di Hashimoto, una malattia dell’ipotalamo o dell’ipofisi. Una volta identificata la causa, si passa alla definizione della terapia che comprende appunto il trattamento della causa e la somministrazione di tiroxina.
Ma, come per altri disturbi, modificare la propria alimentazione è necessario per sentirsi meglio e supportare la terapia. Ecco che entra in gioco il ruolo dell’alimentazione nell’ipotiroidismo. Di cosa ha bisogno il nostro organismo in questo caso?
Selenio
Questo micronutriente, che oltre allo iodio è un costituente fondamentale degli ormoni tiroidei, è indispensabile perché è un componente delle desiodasi, enzimi coinvolti nella trasformazione dell’ormone T4 in T3 che è indispensabile per il corretto sviluppo dei bambini e per la corretta attività metabolica dell’adulto.
Quanto ne serve?
Il fabbisogno giornaliero di Selenio è di 45 microgrammi per il corpo di un adulto/a.
Dove si trova?
Nei cibi di provenienza animale come filetto di manzo, agnello e pollame. Si può trovare nei pesci di grossa taglia così come in sardine, nasello e merluzzo. Sono ricchi di selenio anche molluschi e crostacei. Lo si trova anche nelle uova (nel tuorlo), come pure nel latte e nei suoi derivati, in particolare nei formaggi. Negli alimenti di origine vegetale, la concentrazione di selenio è in generale minore e dipende dal terreno in cui sono stati coltivati.
Iodio
Lo Iodio è assolutamente essenziale per la tiroide: senza un’adeguata quantità, questa non riesce a sintetizzare e rilasciare gli ormoni T3 e T4. È quindi necessario integrare lo iodio nei propri pasti quotidianamente.
Quanto ne serve?
L’utilizzo di sale iodato consente di coprire il fabbisogno giornaliero fornendo 30 μg di iodio per grammo di sale. L’OMS però raccomanda di mantenere il consumo giornaliero di sale sui 3-5 g per il rischio di malattie cardiovascolari.
Il ruolo dell’alimentazione nell’ipotiroidismo non si ferma al Selenio ed allo Iodio
Non bisogna dimenticare che l’assunzione di alcuni alimenti potrebbe avere ripercussioni sulla terapia in quanto potrebbero interagire con l’assorbimento della levotiroxina. Questo accade con i cibi integrali per il loro alto contenuto di fibre, con il caffè o la soia. Ci sono anche una serie di alimenti detti “gozzigeni” che possono interferire con il metabolismo dello iodio. Tra questi ci sono gli ortaggi della famiglia delle crucifere, ovvero cavoli, cavolfiori, broccoli, verze, ecc., ma anche altri vegetali come soia, lattuga e spinaci.
Per concludere
Prima di saltare a conclusioni affrettate, è bene procedere con le varie indagini del caso. Qualora sia confermata la patologia è importante affidarsi ad un professionista della nutrizione e conoscere il ruolo dell’alimentazione nell’ipotiroidismo per supportare la terapia.
Fonti:
societaitalianadiendocrinologia.it
sinu.it
salute.gov.it
tiroide.com